martedì 17 novembre 2009


Il Governo ha posto l’ennesima fiducia ad un suo provvedimento, il “decreto Ronchi”, che di fatto sancisce la svendita del bene pubblico più prezioso, l’acqua, mascherandolo dietro una posticcia liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

Il fatto è gravissimo!

In tutti quei comuni in cui, anche solo con una gestione mista pubblico/privata, si è privatizzato questo enorme bene collettivo, le bollette sono lievitate del 300%.

Trincerarsi dietro una fiducia su un provvedimento di cotanta importanza significa non voler spiegare alla gente il danno che si sta creando in termini etici ed economici. Approvando l’Art.15 del DL 135/09 si privano i cittadini dell’acqua potabile del rubinetto, arrecando un enorme danno in termini pecuniari.

Il Partito Democratico di Pozzallo contesta fortemente questa scelta, ribadendo il suo impegno a favore di una totale gestione pubblica delle risorse idriche.

Verranno per questo immediatamente indetti incontri con le associazioni che storicamente si sono, sin dalla prima ora, battute a sostegno di questa tesi, per ribadire un secco “no” alle scelte sprovvedute di questa destra.

L’acqua è un bene comune ed esige un rispetto che va oltre l’interesse di una parte politica.

mercoledì 30 settembre 2009

Non cambia mai...


Con grande dispiacere apprendo la notizia del perpretrarsi di azioni illegittime dell’amministrazione Sulsenti contro i propri cittadini.

Dopo aver palesemente espresso la volontà di mandare a casa decine di operatori delle cooperative sociali; dopo aver denunciato la direttrice del giornale L’Obiettivo Rosanna Giudice ed il consigliere di minoranza Giuseppe Asta, sperando così di intimidire la stampa libera e quanti ogni giorno contribuiscono alla sana informazione sulla carta stampata, denotando un particolare nervosismo ed una cronica allergia alle voci fuori dal coro che rendono un servizio ai concittadini ed ai tanti emigrati che leggono con fervore le notizie della città d’origine; adesso il Sindaco e la sua Giunta ritornano ad attentare al sacrosanto diritto allo studio degli studenti pendolari pozzallesi.

Già mesi addietro, costretto dalla forza pacifica degli studenti organizzati in cortei di protesta contro un atto che non ha precedenti, il Sindaco Sulsenti dovette annullare la delibera incriminata.

Se il primo cittadino e qualche assessore interessato spera di provare questa volta a porre l’ennesima ingiusta tassa sulle tasche già vessate dei cittadini increduli, commette un grosso errore di valutazione.

Il Partito Democratico di Pozzallo esprime la massima solidarietà ai genitori degli studenti, ed agli stessi ragazzi, che manifesteranno sabato 3 Ottobre con un corteo pacifico ma deciso per esprimere il loro dissenso all’ennesimo atto illegittimo nei confronti della città.



martedì 23 giugno 2009

Egregio sig. Cardinale...



..."viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città." "Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica." "Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia." "Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale." "Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno." "Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo." "I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali." "Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? " Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro." "Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire … sopire, troncare"." "Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo … si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009)." "Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5)." "Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile." "Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia." "Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna." In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Paolo Farinella, prete
(Genova 31 maggio 2009)

giovedì 18 giugno 2009

POZZALLO E’ MIGLIORE DI CHI LA GOVERNA





L'amministrazione comunale è alla frutta, fatto ormai assodato.
Lo dicono le statistiche, lo dicono loro stessi, ma soprattutto lo dice la gente.
In una normale democrazia, visti i recenti dati sulla raccolta differenziata, visti i problemi creati per il folle piano-traffico che ha paralizzato la Città, sulla apertura e chiusura della Villa Comunale(“scippata” ai pozzallesi per 30 danari), consapevoli che manca ancora un programma per l’estate (addì 18 giugno – caldo torrido -); visto e considerato il modo in cui il bilancio(se così lo si può chiamare) ha lasciato strascichi in consiglio. Invece di rassegnare le proprie dimissioni, in maniera responsabile e democratica, alcuni assessori continuano imperterriti a recar danno alla collettività, curando più i propri interessi che quelli della città.
E mentre - fra una serata estiva interrotta e l’altra-, i dipendenti delle coop sociali reclamano il loro sacrosanto diritto a percepire 12 mensilità arretrate(ricordiamo le migliaia di euro gettate al vento con la fantomatica “Notte Blu” o gli onerosi incarichi dati ad amici e/o parenti), l’unico loro problema è la sopravvivenza politica, paventando “pasti” e rimpasti in giunta.
Hanno tutta la mia approvazione quelle donne, quei padri di famiglia che occupano l’aula consiliare, ormai esasperati dalle bugie del Sindaco. La crisi economica non si governa tergiversando, ma con azioni, forti, responsabili e democratiche.

POZZALLO E’ MIGLIORE DI CHI LA GOVERNA

mercoledì 17 giugno 2009

La nuova Italia dei democratici


Sono passati due anni, dal Lingotto. Il tempo, da quel giorno, non è trascorso invano. Il popolo delle primarie ha fatto nascere il Partito Democratico, in Italia c’è finalmente una grande forza che unisce le tradizioni e le nuove idee dei riformisti. Il sogno che alcuni di noi coltivavano da anni si è realizzato.

Ma se ritengo opportuno, in questo momento, tornare a dire quel che penso, è perché avverto che il nostro progetto, il progetto del Partito Democratico, è messo in discussione. E’ perché sento che attorno ad esso si muovono richiami antichi, perché le tensioni tornano e aumentano, perché si arriva a dire che forse sarebbe meglio lasciar perdere il PD oppure ridurne le ambizioni trasformandolo in un frammento minoritario di uno schieramento senza un disegno riformista.

Vorrei essere chiaro: io sono e rimarrò fuori da un certo tipo di battaglia politica. Una cosa, però, sento di doverla sottolineare: di tutto abbiamo bisogno, tranne che di ritorni ad un passato che ha poco da dire. L’idea del Partito Democratico, come dimostra il voto europeo, è un progetto d’avanguardia, e l’idea di tornare indietro, in modo palese o camuffato, è un errore. Ci vuole più riformismo, più modernità, non il ritorno ad antiche e inesistenti certezze.

E’ davanti a noi che ci sono possibilità enormi, molto più grandi di quanto il quadro complessivo e la nostra attuale situazione potrebbero far pensare. Una lunga stagione, per la destra e i conservatori, si sta chiudendo. Anche, se non soprattutto, in Italia, dove molti segnali stanno dimostrando che il “berlusconismo” ha iniziato la sua parabola discendente.

Guai, però, a pensare che questo significhi automaticamente, come per inerzia, successo dei riformisti. Non c’è risultato che non passi attraverso il lavoro, le idee, la capacità di innovazione, la responsabilità.

E in questo senso il Partito Democratico deve fare ancora molto, davvero molto. Non tornando indietro, ma andando avanti. Evitando di ripetere gli errori compiuti e correggendo radicalmente un modo di essere e di fare che ci ha fatto solo male.

Penso ovviamente ai mesi successivi alle elezioni politiche di un anno fa. Una sconfitta è una sconfitta, e questo ha significato, per la sfida di governo lanciata dal PD, il risultato di quel voto. Ma da una sconfitta un partito, in particolare se è nato da pochi mesi e se raggiunge il 33% e oltre dei voti, può tranquillamente ripartire, per radicarsi e per affermare le proprie idee. Soprattutto se a sostenerle ci sono la passione di milioni di persone che hanno appena dimostrato, con una straordinaria campagna elettorale, di esserci, di voler partecipare, di crederci.

Invece questa passione è stata delusa, queste persone sono state disorientate. Il Partito Democratico è apparso subito impegnato più in laceranti e troppo spesso sotterranei scontri interni, più in un gioco perverso di posizionamenti individuali e di manovre di corrente, che in un convinto e unitario lavoro comune.

Io queste dinamiche, forse per una certa estraneità ad esse, non sono riuscito ad impedirle come avrei voluto. E per non essere riuscito a garantire la loro fine, ho scelto di dimettermi, assumendomi responsabilità anche non mie, come si fa quando si intende così la politica: come un servizio, con le ambizioni personali messe decisamente al secondo posto rispetto agli obiettivi comuni.

Anche per questo, nei mesi passati, ho evitato ogni polemica, ogni recriminazione, ogni atteggiamento di distanza, ogni intervista malevola. E ho voluto assicurare a Dario Franceschini, al suo sforzo intelligente, un sostegno leale e sincero.

Per me è stato e sarà sempre così. E’ solo per Partito Democratico, solo per il bene che voglio ad un progetto atteso e voluto da anni e che ora più che mai va rilanciato e rafforzato, che ho chiesto a personalità di diverse idee e sensibilità di ritrovarsi a Roma il 2 luglio, al Capranica.

Sarà quanto di più lontano, lo dico a scanso di equivoci e in nome di una assoluta ripugnanza per le vecchie e deleterie logiche correntizie, dell’ennesimo incontro di una componente che si vede per “pesare” nella vita interna di un partito. Chi si aspetta questo può anche non venire, quel giorno.

Ora è qualcosa che non riguarda più solamente noi. Riguarda il Paese. L’Italia ha bisogno di un partito riformista che sia il baricentro di un governo che la cambi radicalmente. Un partito capace di parlare un linguaggio nuovo per contenuti e ispirazione, capace di evocare, in un’Italia paralizzata dalla paura, il senso di una speranza collettiva.

A me interessa solo ed esclusivamente il progetto al quale ho lavorato per tutta la mia vita politica. A me interessa il PD, interessa che ne si rilancino il ruolo e le ambizioni, innanzitutto facendo rinascere, là dove si è affievolita, la passione di milioni e milioni di italiani che ci hanno creduto davvero, che credono al vero Partito Democratico.

Abbiamo bisogno di un partito in cui avanzi una nuova generazione di dirigenti, che senta con orgoglio l’identità che era racchiusa nelle centinaia di migliaia di bandiere del Circo Massimo. Un partito senza ex di nulla, senza correnti e personalismi, senza vecchie e paralizzanti logiche figlie di un tempo superato. Semplicemente e per sempre superato.

Sarà, appunto, due anni dopo il Lingotto. Sarà il modo per dire che i grandi obiettivi attorno ai quali ci eravamo ritrovati allora, “fare un’Italia nuova”, unire gli italiani, aprire una nuova stagione di governo per il Paese, sono gli stessi di quelli che oggi attendono il Partito Democratico. Dovremo tutti esserne all’altezza.

Walter Veltroni
(
Francesca Barracciu, Sergio Chiamparino, Paolo Gentiloni, Pietro Ichino, Andrea Martella, David Sassoli, Aldo Schiavone, Debora Serracchiani, Walter Veltroni.
Presiede Luigi Zanda.)

venerdì 22 maggio 2009


C’è un tempo che è nel tempo, che fa la storia, la crea, la arricchisce, la plasma a suo piacimento.

E’ il tempo barbuto, sopra le nuvole, distante eppure sempre incalzante nelle nostre vite.

E’ tempo lineare, ordinario, irrefuggibile, tangibile nelle rughe di vite vissute, che ci ricorda che siamo atomi ed attimi, solo piccole metafore che corrono in contro ad una fine annunciata già prima che nascesse il mondo.

E c’è poi un tempo nel tempo, che non è tempo ma che testimonia tutta la forza poetica di sogni ed emozioni.

E’ il tempo dell’altro e dell’altrove, delle cose piccole ma sconvolgenti, delle cose apparentemente senza senso.

E’ senza colore, eppure emana tutti i sette colori dell’iride nelle esistenze di chi ne ha scoperto fattezze e stranezze.

E’ questo il tempo di Proust(ricercato e mai trovato) quello di Nietzsche(eterno, ridondante, apparente uguale, ma mai ciclico, ne oridinario ne lineare), il tempo del caro vecchio Zeno e della sua coscienza che è scienza antica e magica.

E’ Freud quando ripercorre i meandri dell’oscuro segreto remoto insito in noi, che non ha tempo, non è nel tempo, eppure agisce a tempo.

E’ il paradosso di Benjamin Button, e della ricerca del senso ultimo.

Un bacio, l’ultimo, dato al bimbo in fasce che è la storia del mondo, fatta di tempo, eppure senza tempo.


E’ il tempo della creazione, dello scoppio iniziale, connessione fra ciò che è tempo, ciò che è prima di essere pensato e ciò che tempo diventa, il pensiero in atto.

I legami fra una persona e noi esistono solamente nel pensiero. La memoria, nell'affievolirsi, li allenta; e, nonostante l'illusione di cui vorremmo essere le vittime, e con la quale, per amore, per amicizia, per cortesia, per rispetto umano, per dovere, inganniamo gli altri, noi viviamo soli. L'uomo è l'essere che non può uscire da sé, che non conosce gli altri se non in se medesimo, e che, se dice il contrario, mente sapendo di mentire...

Concepire il tempo, concepirlo in maniera gli uni differente dagli altri, è il primo vizio di forma che ci distingue, che ci rende unici ed irripetibili. Sia nell’impiegarlo, che nel costruirlo, ognuno di noi determina esistenze e passioni in funzioni di esso. C’è chi lo brucia, chi ne è travolto, chi lo rende unico, chi lo vive in maniera inconsapevole, ma c’è ,esiste, fa parte del nostro essere appartenti ad un cosmo senza inizio e senza fine…

Con la magia dei sensi, non c’è bisogno di parole, non ci sono porte da aprire, è un attimo e l’ebbrezza ti trascina via e lei era proprio bella...

Vi diranno che avete un tempo limitato, che dovrete soffrire per guadagnarvelo, che si muore, giovani o vecchi. Ma non è così, è tutta una grande bugia, una gabbia di Nylon che rende visibile ciò che realmente è, senza porò permettervi di toccarlo. Non sentitevi in una di quelle sfere che racchiudono uomini e paesaggi, che fermano gli attimi, e che se capovolte, sentite il freddo e c’è la neve. C’è un tempo che non è tempo, ma che è dentro ognuno di voi. Uscite per le strade, non c’è tempo, e dite che il tempo è ritornato, e rimarrete immortali, sconfiggerete ciò che vogliono voi siate, fermerete il tempo, il vostro tempo, che non è tempo, ma parla del tempo. C’è chi il tempo lo ha insito nel sangue, e ne percorre emozioni e conclusioni anche dopo aver cessato di essere cuore, ma forse non spirito. Ed è il vostro tempo, se sarete veri, e saprete rendere straordinaria la vostra vita.

Siate tempo e il tempo sarà in voi….

martedì 12 maggio 2009

Deserto...


Incubi e passioni.

Solitari nelle notti di sabbia e nebbia, nel tentativo di urlare con voce vuota.

Lupi che ululano in deserti purissimi.

Si è soli per scelta, si è soli perché anche quando sei con te stesso, con la tua anima, c’è già troppo rumore, ed il deserto è silenzio ed ammirazione, paura e riflessione; ma..chi sa amarsi non è mai veramente solo, neppure con se stesso.

Si è soli per necessità, per bisogno, ma anche per contrarietà, per troppo amore, infelicità o semplicemente perché capaci di starsene soli con se stessi, senza aver paura di confrontarsi col proprio spirito.

Il deserto è tentazione, pietra che diventa cibo, rischio e vita nascosta. E’ poesia, rosa inaspettata, tempesta di sapere, oasi di conoscenza, miraggio di Verità. Le dune si trasformano con il vento ma il deserto rimane sempre uguale

Siediti, questa è la solitudine, un non-luogo, emisfero della mente dove cresce la coscienza, rimedio alla pazzia…- forse proprio follia.

Siamo infelici perchè non riesciamo a rimanere da solo in una stanza, in silenzio, nel meraviglioso idillio della trasposizione mentale.

Ed allora siediti, siediti su una duna di sabbia. Non si vede nulla, non si sente nulla..tuttavia qualcosa risplende nel silenzio…

Nessuno nel deserto ha paura di morire. Non è una cosa eroica. È il deserto. Il deserto che consuma l'uomo come il fuoco consuma un albero.

Sulle sabbie del deserto come sulle acque degli oceani non è possibile soggiornare, mettere radici, abitare, vivere stabilmente. Nel deserto come nell'oceano bisogna continuamente muoversi, e così lasciare che il vento, il vero padrone di queste immensità, cancelli ogni traccia del nostro passaggio, renda di nuovo le distese d'acqua o di sabbia, vergini e inviolate.

Si poi davvero soli..? Forse si… nei momenti cruciali, negli attimi di vita intensa, nelle verità estreme, con i propri dolori e con le gioie pure.

In tutto realmente si è soli, dal primo gemito al trapasso, ma un cielo color cobalto, sopra le nuvole, in giorno di pioggia..ci farà rincontrare…

domenica 3 maggio 2009

La solitudine...




La solitudine
(il silenzio, suo stretto parente, bisogna imparare ad ascoltarlo. Il silenzio non esiste)
non esiste;
nel senso che la solitudine non consiste nello stare soli, ma piuttosto nel non sapersi tenere compagnia. Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere ad altri. Ecco perché si può essere soli in mezzo a mille persone,
ecco anche perché ci si può trovare in compagnia di se stessi ed essere felici
(per esempio ascoltando il silenzio, stretto parente della solitudine).
Ma il silenzio vero non esiste, come non esiste la vera solitudine.
Basta abbandonarsi alle voci dell'Universo...

martedì 6 gennaio 2009

Due strade...


Divergevano due strade in un bosco

Ingiallito, e spiacente di non poterle fare

Entrambe essendo un solo, a lungo mi fermai

Una di esse finché potevo scrutando

Là dove in mezzo agli arbusti svoltava.


Poi, presi l’altra, che era buona ugualmente

E aveva forse i titoli migliori

Perché era erbosa e poco segnata sembrava;

Benché, in fondo, il passare della gente

Le avesse davvero segnate più o meno lo stesso,


Perché nessuna in quella mattina mostrava

Sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.

Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno !

Pure, sapendo bene che strada porta a strada,

Dubitavo se mai sarei tornato.


Questa storia racconterò con un sospiro

Chissà dove tra molto tempo:

Divergevano due strade in un bosco, e io…

Io presi la meno battuta,

E di qui tutta la differenza è venuta.

domenica 4 gennaio 2009

Quale sarà il tuo Verso...?!



Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino.
Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana,
e la razza umana è piena di passione.
Medicina, legge, economia, ingegneria

sono nobili professioni necessarie al nostro sostentamento.
Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore..
sono queste le cose che ci tengono in vita.


Oh me, oh vita!
Domande come queste mi perseguitano;
infiniti cortei d’infedeli,
città gremite di stolti,
che vi è di nuovo in tutto questo?
Oh me, oh vita!

Risposta

Che tu sei qui,
che la vita esiste e l'identità,
che il potente spettacolo continua,
e che tu puoi contribuire con un verso.

...che il potente spettacolo continua,
e che tu puoi contribuire con un verso...