venerdì 21 marzo 2008

Dipende da noi....


Ci siamo. Siamo arrivati al momento decisivo.

Con la sua nascita, il Partito Democratico ha cominciato a cambiare la politica italiana, lo ha fatto grazie alla tua partecipazione, alla tua passione, che insieme a quella di altri milioni di persone, in una bellissima giornata di ottobre, ha permesso di realizzare il progetto, il sogno, che avevamo nel cuore.
Ora abbiamo, fra poche settimane, l’occasione per dare corpo, per tradurre in atti concreti, quella che è la ragione, la missione, il senso stesso del Partito Democratico: cambiare l’Italia, unirla, liberare le sue energie e farla crescere, restituire agli italiani e soprattutto ai giovani, alle nuove generazioni, speranza,
fiducia nel futuro, serenità, sicurezza.
È stata la tua presenza, quel 14 ottobre, ad avviare il tempo del coraggio e del cambiamento, a darci la forza di candidarci da soli alla guida del Paese, finalmente liberi di presentare le nostre idee, le nostre proposte, il nostro programma di governo. Dopo la nostra scelta tutto si è messo in movimento. È diventato chiaro, evidente, che da una parte c’è il passato, dall’altra c’è il futuro. Da una parte c’è la riproposizione di un film già visto, con gli stessi interpreti, con lo stesso copione, tutto esattamente come prima. Dall’altra la possibilità di uscire dal clima di odio e dalle divisioni di questi ultimi quindici anni, di voltare pagina,di cambiare non semplicemente un governo, ma il Paese.
È per questo che io mi sono candidato. Non per ricoprire una carica, ma per contribuire al cambiamento che serve all’Italia.
Gli italiani si stanno accorgendo di quanto sia netta, e decisiva, la scelta che faranno il 13 e il 14 aprile. Me ne rendo conto sempre di più ogni giorno, in ogni tappa del viaggio appassionante che mi sta portando in tutte le province italiane. C’è un’Italia viva, c’è un’Italia che è in piedi, ci sono italiani che faticano e lavorano, che studiano, che hanno idee e investono su se stessi per realizzarle, che si occupano degli altri, che fanno sacrifici per mantenere con onestà la loro famiglia.
È a tutti loro, è a questa Italia vera, che noi vogliamo parlare. La campagna elettorale è difficile, ma è aperta. Molto più di quanto non si pensasse all’inizio. In poche settimane abbiamo recuperato terreno,e moltissime sono le persone ancora indecise. L’esito non è affatto scritto, e dipenderà da quello che ognuno di noi riuscirà a fare da qui al 13 aprile.
Il tuo impegno è fondamentale. Ti chiedo, per questo, di tornare domenica 30 marzo nel circolo, nell’associazione, nella sede dove hai votato alle primarie di ottobre. Lì troverai materiale, opuscoli, vademecum e “istruzioni per l’uso” che ti aiuteranno a partecipare in modo ancora più attivo alle ultime due settimane di campagna elettorale.
Il risultato dipende anche da te. Da te dipende quello che insieme potremo fare. Quello che insieme faremo per l’Italia.
Walter Veltroni

sabato 15 marzo 2008

Tre metri sopra Mao...



Il Dalai Lama è la figura più odiata dai governanti cinesi. Perfino il suo volto è all’indice: l’onnipresente polizia cinese arresterebbe chiunque dovesse esibire una sua foto. Ma nessuna censura, nessuna persecuzione è riuscita a sconfiggere la religiosità diffusa, mistica e corale del popolo tibetano. Lo spettacolo dei pellegrini che invadono quotidianamente Lhasa oggi sembra “normale” perché Pechino ha ripristinato – alle sue condizioni – la libertà di culto. In realtà questo spettacolo è una dimostrazione impressionante di resistenza passiva, alla luce di quel che i buddisti hanno dovuto soffrire. Dopo l’invasione militare cinese del 1950, la tolleranza verso le tradizioni locali durò solo pochi anni. Nel 1959 una prima svolta estremista di Mao Zedong portò all’imposizione dell’ateismo di Stato. Dal 1966 al 1975
la Rivoluzione culturale intensificò le violenze contro la religione, con i famigerati “processi di piazza” ai fedeli. Il Tibet fu vittima della campagna più feroce: i comunisti cinesi uccisero 1,2 milioni di persone, un quinto dell’intera popolazione. Ma la tenacia dei tibetani ingannò perfino il leader più lucido e astuto della Repubblica popolare, Deng Xiaoping. Nel 1979, insieme con la svolta politica moderata, la normalizzazione delle relazioni con l’Occidente e l’avvio delle riforme di mercato, Deng allungò un simbolico ramoscello d’ulivo al Dalai Lama invitandolo a mandare suo fratello in visita in Tibet per constatare che le condizioni di vita dei suoi concittadini erano migliorate. Nei piani di Deng quell’apertura era il preludio per un negoziato con il Dalai Lama da posizioni di forza, per convincerlo a tornare in patria dopo essersi sottomesso all’autorità centrale di Pechino. Secondo le informazioni che Deng riceveva dal partito comunista locale, i tibetani ormai erano assuefatti alla dominazione cinese, e i progressi nel benessere materiale appagavano la popolazione. L’errore di calcolo di Deng fu clamoroso. La visita del fratello del Dalai Lama scatenò un delirante entusiasmo popolare, le manifestazioni di gioia degenerarono in cortei nazionalisti al grido di “Tibet indipendente” e “Han go home” (gli Han sono il ceppo etnico dominante della Cina). Ogni dialogo con il Dalai Lama è stato troncato. In compenso la pratica del buddismo è tornata a fiorire, sia pure con un “numero chiuso” che contingenta il reclutamento dei nuovi monaci: questo non impedisce che oggi nei monasteri di Lhasa molti di loro siano giovanissimi, segno che nessuna secolarizzazione è riuscita a inaridire le vocazioni. Sul fronte economico Pechino ha accelerato gli investimenti per dotare il Tibet di infrastrutture efficienti, dagli aeroporti alle autostrade, e per agganciarlo al boom economico cinese. Nei quartieri nuovi di Lhasa i grandi viali moderni oggi pullulano di gru per la costruzione di palazzi, dilagano le pubblicità e le insegne commerciali al neon, gli shopping mall, i negozi di elettronica e di moda. Ogni giorno che passa Lhasa assomiglia un po’ di più a tutte le altre città della Cina. Questo è vero anche nella composizione demografica: per accelerare lo sviluppo economico Pechino ha incoraggiato l’immigrazione degli Han, più istruiti e più intraprendenti. Eppure la marea dei pellegrini che sommerge Lhasa a tutte le ore in tutte le stagioni dell’anno, è lì a ricordare che questo è un luogo diverso. Mai nella storia millenaria del Tibet, il suo popolo aveva dovuto subìre una invasione etnica come l’attuale immigrazione dei cinesi. Il buddismo locale è pacifista, il Dalai Lama si è sempre rifiutato di appoggiare qualsiasi lotta violenta. Ma la religiosità tibetana ha già dimostrato in passato di saper custodire un nazionalismo profondo, che riemerge in momenti inaspettati e nelle forme più imprevedibili.

Se noi tutti, oggi, accendessimo un cero, immaginandoci di essere inginocchiati accanto al Dalai Lama e ai suoi monaci....
Pace e bene

mercoledì 5 marzo 2008

A testa alta......



E' successo ancora! Un altro vile attentato ad attività commerciali pozzallesi.
Nel giro di pochi mesi uno scavatore prende fuoco al cimitero, poi una tomba(nella foto), distrutto un presepe di argilla, salta per aria un locale, viene svaligiata la pinacoteca comunale. Ed è di oggi la notizia che due noti pub(Freestyle e Zabbatana) stanotte sono stati divorati dalle fiamme.
Il tutto nel totale disinteresse dell'amministrazione locale, che ha da subito preferito gettare acqua sul fuoco(è solo un eufemismo).
Mentre avvenivano questi fatti, in verità per mera coincidenza, noi organizzavamo la "Notte Bianca della Legalità", nella quale, con forza, prendevamo di petto il problema, senza nasconderci dietro il dito, esternando la nostra indignazione per delle situazioni che a Pozzallo non accadevano da tempo immemore.
Vari comunicati stampa(sempre e solo dall'opposizone) si sono susseguiti, hanno condannato qualsivoglia tentativo di intimidire la città, giovani che hanno sacrificato i risparmi di una vita per aprire un'attività commerciale. Ma è ilo momento di uscire allo scoperto, smettere di fare semplice testimonianza e trasformare le potenza in atto.
Domenica, da un'iniziativa di Alex Maiolino, sarà opportuno scendere in p.zza e far sentire che ci siamo, che contrariamente ad altri(che hanno possibilità e strumenti istituzionale migliori dei nostri) abbiamo il coraggio di metterci la faccia, di urlare che noi vogliamo continuare a camminare a testa alta e che niente e nessuno smetterà di far crescere il nostro paese. C'è bisogno della presenza e del coraggio di tutti voi; occorre prendere posizione, non lasciare ad appannaggio dei criminali la nostra meravigliosa realtà.
Perchè in fondo..."per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni circostanza, ma mai in ogni circostanza e in ogni epoca si potrà avere la libertà senza la lotta!"

sabato 1 marzo 2008

Alex Maiolino..oltre la politica....


Questo è forse, per me, il post più atteso.
Dall'Africa alla Sicilia, fra Politica, Musica, Amicizia, Passioni e Valori...
Tutto questo mi lega al nuovo coordinatore della Sinistra Democratica.
E quando, anni orsono, per me la politica era solo un grande volume vuoto e mal rilegato, ammiravo questo ragazzotto poco più che ventenne che infiammava, nelle meravigliose serate catanesi, il mio cuore. Anche grazie a lui, adesso la politica è per me passione principale, vuoto da colmare, desiderio di mettersi in gioco, voglia di provare a cambiare questo stato di cose, l'arte cui impegnare tutto me stesso, fino alla fine, costi quel che costi.
Adesso che l'occasione di lavorare assieme finalmente si è presentatata, veramente, io credo, un ricco futuro proveremo a costruire.....

Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze.
(Paul Valèry)